
Seguici
Abbiamo deciso di affidare alla dilagante pervasività di Facebook il compito di richiamare l’attenzione di un pubblico sempre più ampio sulla questione a cui vogliamo dedicare il nostro impegno e dare il nostro contributo: la questione democratica.
Confidiamo su questo potente strumento per trasmettere la nostra versione, fornire la nostra peculiare interpretazione, ma anche per essere di stimolo a prendere coscienza del ruolo fondamentale e delle responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti proprio della questione democratica. La quale, precisiamo, non è una cosa di poco conto ma il vero, grande problema della nostra epoca. L’invito che facciamo è quello di seguire e animare la nostra pagina, misurando insieme a noi la vostra sensibilità, il vostro grado di consapevolezza su questa gigantesca questione.
La sovrabbondante offerta presente sulla rete ci ha indotto a fare una scelta diversa rispetto a quella che tanti soggetti, non solo in ambito associativo, hanno fatto, cioè quella di utilizzare tutti, o quasi tutti, i canali social. Noi ne utilizzeremo uno soltanto: Facebook. Non è un modo per snobbare canali diversi (e chi li utilizza) ma solo un modo per non essere dispersivi, contravvenendo all'idea che fondamentalmente abbiamo degli strumenti sociali: luoghi di aggregazione e di condivisione virtuale il cui utilizzo multiplo non giova, a nostro avviso, né all'uno né all'altro di questi attributi. Da questo discorso escludiamo YouTube, che ha una funzione più specifica, circoscritta alla diffusione di contenuti video.
In ogni caso, chi ha abbracciato la socialità virtuale è improbabile che abbia deciso, contestualmente, di non usare lo strumento a tale scopo più diffuso, almeno in Italia. Certo, gli strumenti utili per proporci e promuoverci possono essere tanti altri e, soprattutto, crediamo sia fondamentale tornare molto presto alle forme più tradizionali del coinvolgimento politico, frutto del contatto diretto fra le persone e, in prospettiva, di una presenza stabile sul territorio. Il nostro luogo di lavoro è infatti, per definizione, lo spazio della mediazione politica, lo spazio che ci separa dalle istituzioni. È in questo spazio che dobbiamo insediarci saldamente, e proprio fisicamente, se vogliamo interrompere lo sfaldamento democratico in atto, riportando la politica ad essere quello che deve sempre essere, cioè espressione coerente della volontà popolare.